30 marzo: anniversario della morte di Rudolf Steiner


Il 30 MARZO NEL 1925 PASSAVA LA SOGLIA RUDOLF STEINER

Da “Rudolf Steiner, una biografia” di Christoph Lindenberg:
“Il marzo 1925 fu freddo e nebbioso. Nell’ultima settimana del mese divenne piuttosto ventoso e poi iniziarono i temporali. Da sud e da ovest, la pioggia sferzava le pareti dello studio. Il 29 marzo Rudolf Steiner si svegliò dolorante. “Quella mattina non si lavorava. Era la prima volta. Abbiamo parlato a lungo del dolore. Non c’era motivo di preoccuparsi. I dolori scomparvero nel corso della giornata. Quel giorno è stato straordinariamente fermo e paziente e ha dato nuovi suggerimenti per la sua cura” (Wegman & Nachrichtenblatt 1925).
Forse a questo punto sarebbe importante spendere qualche parola sulla malattia di Rudolf Steiner. È stato dichiarato pubblicamente che è morto di cancro allo stomaco. (Alla luce del modo in cui la sua malattia è progredita, tale ipotesi è del tutto comprensibile). Ma una delle colleghe più strette di Ita Wegman, la dottoressa Margarete Kirchner-Bockholt, ha respinto con forza questa congettura.
La dottoressa Ita Wegman aveva riferito che il corpo eterico di Rudolf Steiner non era più in grado di lavorare in modo appropriato negli organi digestivi.

“Il risultato fu che questi organi furono sottoposti troppo fortemente alle forze fisiche, che sono forze di degenerazione”. (Wegman & Nachrichtenblatt 1925)
Nei suoi ricordi di Rudolf Steiner, D.N. Dunlop ricorda: “Poche settimane prima della sua ultima malattia, durante la conferenza estiva di Torquay, gli parlai delle mie preoccupazioni per la sua salute fisica. Mi prese da parte, con vigore ma con infinita cordialità, e mi fece capire che la sua situazione non poteva essere spiegata nei termini delle nostre usuali nozioni di malattia”. (Meyer)
Albert Steffen, che visitò regolarmente Rudolf Steiner durante la sua malattia, ha ricordato questo momento: “Lo visitai il 28 marzo alle 17 del pomeriggio nel suo studio, dove giaceva nel suo letto di malattia. Era una stanza alta con lucernari. Non c’è nulla della terra: nessun albero, nessuna montagna, nessuna casa, solo la luce del cielo. Modelli scultorei e architettonici da lui stesso realizzati si trovano sugli scaffali insieme ad alcuni busti da lui scolpiti; ai piedi del letto, la nobile statua di Cristo, scolpita dalle sue stesse mani, svetta in alto sopra di lui. Intorno a lui ci sono tavoli coperti di libri e manoscritti… Fino all’ultimo giorno della sua vita, il suo interesse era per il mondo intero. Nel suo studio, che non aveva lasciato per metà dell’anno, aveva raccolto un’intera biblioteca” (Goetheanum, 1925).
Secondo il resoconto di Ita Wegman, Rudolf Steiner era molto triste e silenzioso. Ricorda: “Mi sembrava che avesse un problema molto difficile da risolvere. Le forze di luce nei suoi occhi sembravano più deboli del solito”.
Quel giorno scrisse l’ultima “Lettera ai Soci”! Quest’ultima missiva è come un’anticipazione di ciò che sarebbe accaduto nel XXI secolo. Si intitola “Dalla natura alla subnatura”. In essa Rudolf Steiner descrive i pericoli dell’era tecnologica e il compito che si è presentato all’umanità attraverso gli sviluppi tecnologici, che privano l’uomo di un’esperienza diretta della natura e si pongono al suo posto.
Alle 16.00 del 29 MARZO il dolore è tornato. Rudolf Steiner chiese ancora una volta se lo studio adiacente era pronto per lavorare al modello del secondo Goetheanum. Entrambi i medici, Wegman e Noll, vegliarono per tutta la notte”.

LE ULTIME PRIME PAROLE DI STEINER

Io desidero con spirito cosmico
Entusiasmare ogni essere umano
Così che possa divenire fiamma
E infuocato dispiegherà
L’essenza del suo essere.
Gli altri, anelano
Prender dalle acque cosmiche
Ciò che estinguerà quelle stesse fiamme
E infliggere così paralisi
In tutto il loro essere.
Oh quale gioia, quando la fiamma dell’essere umano
Brilla, perfino quando riposa.
Oh amaro dolore, quando la cosa umana
Viene messa in catene, quando invece vorrebbe muoversi.

– RUDOLF STEINER 1925

Queste sono tra le sue ultime parole scritte sul taccuino.
La prima e unica volta in cui ha scritto “Io desidero”.

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