Il mio altare


Il tempio

Da quando vivo da solo, ho trasformato la mia casa in un tempio, proprio come cantava Lucio Battisti. Ogni stanza ha una sua funzione prevalente ed è disposta nel modo a mio parere più armonioso per ospitare me stesso e il lavoro che devo svolgere in quella stanza.

Il salotto è riservato ai pasti e alle mie pratiche (in continuo divenire) di carattere spirituale. In realtà non dovrei avere bisogno di nessun altare o di qualsivoglia altro tipo di strumento esteriore per trovare un contatto con lo spirito. Ma la mia è sempre stata una natura che ama dare forma alle cose e che ama ciò che risulta esteticamente bello e armonioso ai comuni sensi dell’uomo.  Così nel tempo (era il 2005) ho posizionato sopra una specie di mobile bar triangolare, presumo con buon gusto, gli oggetti che nel tempo avevo comprato o che mi venivano regalati. Sopra a questo mobile tenevo da molti anni un grande gong e due pezzi di legno quadrati (49,5 x 49,5 circa) posizionati, senza una posizione stabilita, su questa base piana a forma di  triangolo; uno fungena da sottopiatto (e centralmente vi era disegnato un triangolo) ad un tronco di legno che avevo raccolto al Zeleni Center (uno spazio dove si svolgevano pratiche spirituali in Slovenia); sull’altro quadrato di legno (che aveva disegnata una rosa dei venti) poggiavano vari cristalli, una bella sfera, uno spesso rettangolo di vetro regalo di un mio amico di Prato ed altri oggetti a me cari.  Poi avevo, in un angolo, un rettangolo di legno imperfetto determinato da un taglio di scarto mal riuscito. Tutta una serie infinita di Budda provenienti da tutto il mondo e un piccolo Budda proveniente da Balì dono di un mio caro amico passato a miglior vita.

Solitamente da qualche anno a questa parte, ogni mattina appena sveglio mi passano per la mente pensieri, soluzioni, idee, o semplicente progetti – suggerimenti che sento provenire dal mondo del riposo e che hanno un loro profondo a volte indefinito senso; a volte li metto in pratica, a volte li scordo dopo poco tempo dal risveglio.  Per evitare che queste tipologie di dimenticanze accadano nuovamente sul comodino del letto tengo sempre un notes e una matita.

Qualche tempo fa mi svegliai con una voglia, apparentemente irrazionale, di dare una forma e un senso a quel pezzo di legno imperfetto che si trovava inserito vicino ad una gamba che sorregge il gong. Proprio come nella fiaba di Pinocchio, stavo per dare forma a qualcosa di incredibilmente meraviglioso. Erano diversi giorni che meditavo sul Padre Nostro ed ero rimasto affascinato dalla spiegazione data da R. Steiner relativamente alla settuplice natura dell’uomo, composto dalle quattro parti costitutive inferiori e dai tre principi della divinità. Motivo per cui sentivo l’impulso di dare forma su legno allo schema che vedete sottostante con relativa spiegazione esoterica. L’idea era quella di realizzare un quadrato di 7 cm per lato e un triancolo equilatero con lo stesso lato. Nei punti di incrocio del quadrato e del triangolo avrei praticato dei fori per inserirvi delle candele.

Il Padre Nostro e la  settuplice natura dell’uomo

Mastro Geppetto

Andai nel reparto falegnameria del classico mega centro commerciale, con il mio rettangolo sbilenco e chiesi se era possibile ottenere delle forme rettangolari una delle quali avesse base 13 cm. L’addetto gentilmente e senza farmi pagare nulla mi consegnò 2 rettangoli lunghi 30 cm uno a base 13 e l’altro a base 18.  Trasformai il rettangolo a base 13 tagliandolo in punta con una inclinazione della sega elettrica di un mio amico a 45 gradi dalla parte della triade superiore. Mi feci imprestare da una amica un pirografo, comprai della cera per legno, un set di lime e una punta per trapano del diametro di alcuni porta candele che avevo a casa. Dopo qualche giorno di lavoro mi ritrovai con in mano questa realizzazione:

Ero molto soddisfatto del mio lavoro, ma istintivamente mi chiesi cosa avrei dovuto fare del rettangolo restante (30 cm x 18). Mi venne naturale cercare di rappresentare un simbolo a me particolarmente caro: l’albero della vita o della cabala che dir si voglia. Così andai su google, digitai il titolo, stampai il foglio e casualmente il foglio A4, che sempre casualmente aveva i cerchi dello stesso diametro della punta con la quale avevo realizzato il pezzo di legno con la rappresentazione del settuplice aspetto dell’uomo, una volta posizionato sul legno risultò essere l’esatta realizzazione progettuale del simbolo. Mi bastò incollare il foglio sul legno e praticare i fori esattamente dove erano stati disegnati. Dopo aver praticato i fori con il trapano, con il pirografo e con le lime realizzai il rettangolo incluse le linee di congiunzione tra le varie sfere, l’albero delle vite  prese forma, diedi qualche mano di cera e praticai lo stesso taglio a 45 gradi che avevo fatto in precedenza, questa volta partendo da Malkut quindi a partire dal basso (il contrario del lavoro precedente).

Per poter appoggiare queste due realizzazioni sulla medesima base era diventato indispensabile dare vita a quel quadrato che aveva disegnata la traccia della rosa dei venti molti anni prima. Così con il solito sistema, stavolta senza dover praticare alcun foro, incisi la stella e diedi la cera.

 

Le coincidenze

Mi venne naturale posizionare lungo i lati diagonali del quadrato, ai rispettivi estremi della rosa, l’albero della vita e il settuplice aspetto dell’uomo. Nel farlo mi accorsi che casualmente la mia amata sfera di cristallo, o meglio la base in plexiglass che le fungeva da piedistallo, risultava millimetricamente perfetta per essere inserita nel quadrato centrale della rosa dei venti.

A quel punto era evidentemente oggettivo che le casualità stavano aumentando a dismisura e posizionai la sfera di cristallo (una sfera che ha fatto con me mezzo giro del mondo) proprio sopra la base in plexiglass posta in precedenza nel centro esatto del quadrato.

A questo punto dopo aver posizionato lungo i lati diagonali del quadrato, ai rispettivi estremi della rosa dei venti, l’albero della vita e il settuplice aspetto dell’uomo, mi ricordai di un rettangolo di vetro dono di un caro amico fatto almeno una ventina di anni orsono che usavo tenere e spostare nelle vicinaze del mio gong. Da quì in avanti parlerò di sincronici eventi perchè continuare a parlare di casualità, quando ogni cosa coincide al millimetro senza aver prima fatto un progetto con carta e penna mi sembra proprio una barzelletta. Questo pezzo di vetro, quasi per miracolo rimasto per tanti anni ancora integro, sembrava dirmi che lui era uno dei pezzi mancanti di un puzzle generato nel mondo dei sogni. Infatti assieme ai due pezzi di legno creati in precedenza permetteva di coprire millimetricamente tutta l’asse diagonale del quadrato. Comuinciavo a credere che nel mondo astrale “qualcosa comunicasse come” al contempo mi chiedevo se stesse per arrivarmi un esaurimentpo nervoso.

A questo punto mi restava solamente (credevo) di posizionale la sfera sul suo piedistallo al centro del quadrato e le candele nei fori appositamente predisposti. Quindi passare alle mie tradizionali preghiere. Non avevo tenuto conto di possedere altri scarti di legname ed anche molto altre materiale (simbolico e non solo) che ho dovuto portare a casa dopo aver perso l’opportunità (causa sfrattto) di lavorare in un locale in centro città.

Le 12 Notti Sante

Ma questo magico Natale (tradizionalmente vissuto nella massima pace e solitudine) con le sue 12 Notti Sante del 2022 si stava avvicinando e Babbo Natale aveva ancora tanti sincronici doni da offrirmi… ed erano già tutti (o quasi) in casa mia.

Queste del 2022-23 sono state le più potenti Notti Sante della mia vita (perlomeno sino ad ora) e mi  hanno regalato infinite grazie e una moltitudine di sincronismi e di eventi che per descriverli tutti ci dovrei fare un libro intero (può essere una buona idea). Il mio prossimo libro “Il ribelle intelligente”, elaborato nel suo menabò (come quasi tutti i libri che lo hanno preceduto) proprio in queste 12 festività è stato uno dei lavori che venivano a gran voce incentivati “dalla regia inconscia” o con qualunque altro nome si possa usare e che stia a rappresentare un forte anelito interiore. Una spinta che ti porta a fare qualcosa che percepisci o che ti viene suggerito attraverso il pensiero (molto spesso apparentemente “irrazionale”). Legno su legno, scarto su scarto, l’altare prendeva forma anche grazie a dei suggerimenti che mi arrivavano “casualmente” dai social tramite amicizie con le quali in precedenza non avevo avuto alcun dialogo. Uno di questi amici mi fece notare, con molto garbo e gentilezza, che a suo parere mancavano dei fiori, l’acqua e una candela rossa vicino all’immagine di Michele.

In queste giornate, che sembravano volar via ancora più velocemente del solito (già in precedenza il tempo lo percepivo passare molto velocemente) sentivo l’impulso di dipingere quanto più possibile, ovviamente non ne comprendevo la ragione. Semplicemente “eseguivo” , manifestavo il desiderio, l’inquietudine che avevo dentro: di riflesso, le opere che prendevano forma con i loro colori gratificavano magnificamente la mia anima.

 

In effetti quest’uomo aveva ragione; ma la pianta il recipiente con l’acqua, la sua personale candela e principalmente il fatto che questi elementi avrebbero dovuto essere inseriti in un triangolo equilatero rendevano di difficile realizzazione l’operazione. Non finisco nemmeno il pensiero quando la “regia” mi ricorda che, nello stesso spazio che funge da base d’appoggio di tutto, un altro pezzo di legno (delle stesse misure di quello su cui stavo lavorando) serviva a tenere un tronco di legno proveniente dal Zeleni Center (un luogo in Slovenia) dove ero solito andare a meditare con degli amici negli anni 2000. Lo avevo amorevolmente salvato come vivo ricordo dei tanti bei momenti trascorsi in quella struttura e delle altrettante capanne sudatorie alle quali avevo partecipato nelle propizie notti di plenilunio. La cosa sorprendente, ma a questo punto è solo un modo di dire, è il fatto che in quel quadrato il triangolo equilatero era già stato disegnato molti anni prima. Mi ritrovo così con un piano che contiene due quadrati, uno riservato esclusivamente a Michele, a cui spetta questa settima reggenza sino al 2233 per poi lasciarla a Orifiele… E penso: “finalmente ho chiuso il cerchio”. Non era proprio così…

L’altare di Michele

La “regia” mi ricorda di cercare alcune informazioni  in un libricino su Michele (di un autore americano) che nella mia libreria ci riposava da molti anni (da prima della mia partenza per gli USA del 1999). Da tempo con la “regia” non discuto: apro a caso il libro, vengo catapultato su un capitolo che parla delle modalità da usare per consacrare le candele a San Michele confermando che le candele possono essere gialle, blu e/o rosse (come da suggerimento)…

Ogni antroposofo ama Michele in modo particolare, e ancor di più dopo aver letto “La saggezza dei Rosacroce”…

Non posso non pensare che la rosa rossa è il fiore più indicato da mettere al suo fianco, mi disturba molto l’idea di dover sacrificare dei fiori e così scendo sotto casa, per regalarmi qualcosa di vivo (investimento da 5 euro) e compro una piantina di rose rosse (che casualmente sono 7) la pongo vicono a Michele alla sua destra mentre alla sua sinistra ci metto il calice con dell’acqua…

La magia delle candele

In genere le candele, tranne che quelle planetarie, le preferisco sempre fatte in cera d’api, con il loro buon profumo e quel particole color giallino…  Così, nemmeno avessi scritto una lettera a Babbo Natale, un mio amico antroposofo me ne porta una ventina. Dalla regia mi viene suggerito di creare un mobiletto che contenga le candele ed anche l’immagine dei 7 capitelli del Goetheanum di Dornach… (vedi articolo a parte sulla ricorrenza del centenario funesto incendio)

Penso tra me e me che Geppetto a questo punto ha già fatto il suo, in automatico ripenso alla chiusura del cerchio, mi sfiora il pensiero che non sono finiti tutti gli scarti di legno e come per incanto dalla regia mi vengono commissionati altri 6 pezzi di legno… più precisamente due come questo sottostante:

La Consacrazione della casa

Come già detto  più volte con la regia non discuto, anche se mi chiedevo a cosa dovrebbero servire questi nuovi triangoli. Istintivamente mi giro e guardo la porta di casa sulla quale, da ben prima degli anni 2000, spiccava in bella vista oltre allo scritto dell’altro Rudolf (Patze) “Amore e libertà” il testo della “Consacrazione della Casa” di Rudolf Steiner.  Il testo inizia con queste testuali parole: “Celesti Spiriti, del Movimento della Forma e dell’Amore, che dalle altezze tramate il rigenerarsi, il divenire, il muoversi…” Direi che non mi serviva altro per comprendere che quel testo andava inserito nelle mie usuali preghiere e che nei rispettivi fori andano poste le candele relative alle Dominazioni, Potestà e Serafini…

Per gli altri 4 pezzi la spiegazione è semplice: si tratta della divisione in sezioni dell’albero della vita, così come viene rivelata nel libro (“Le parabole di Gesù interpretate dalla Scienza iniziatica” di Omraam Mikael Aivanhov: Atziluth, Beriah, Ietzirah e infine Asiah

L’albero della vita

Alla fine delle 12 Notti Sante la composizione che risultò dall’assemblamento di tutti i legni, non mi piaceva un granchè. Esteticamente la trovavo troppo “piena” di apparentemente inutili triangoli e quadrati con il foro, ma non osavo pensare a qualche errore della “regia”. Dalla “regia” silenzio tombale su a cosa serve questo o quell’altro pezzo, alla mia mente sorsero alcuni dubbi … Ma di fatto questa era la forma che, dopo tanto lavoro, la Rosa dei Venti aveva assunto:

Giorno dopo giorno notte tempo arrivarono anche le istruzioni per l’uso oltre ad altri lavori per Geppetto.  I quattro pezzi di legno dell’albero della vita trovarono temporaneo alloggio all’interno del mobile porta candele; perchè andrebbero usati solamente quando può servire l’intervento, per una specifica richiesta, ad esempio della prima triade di Gerarchie più vicina all’uomo: Angeli, Arcangeli, Arcai.

Ai tempi dei miei studi teosofici  mi venne regalata (da Margherita) una campana tibetana, che da anni non trovava mai pace,  non aveva il suo posto fisso nella mia dimora.  Finalmente ora poggia solennemente al centro di uno dei due triangoli costruiti per ultimi.

Il mondo vegetale

A Natale una mia amica mi regalò una bellissima pianta che ora si trova alla destra della sovra citata campana:

Quindi anche un grande calice viola, che da anni mi seguiva da negozio in negozio, da location in location, trova finalmente la sua adeguata posizione e si trova ora  alla sinistra della campana tibetana. Lo guardo pensando che quel calice sembra avere un diamante incastonato e poco tempo dopo aver avuto questo pensiero un mio caro amico mi porta a casa dell’acqua diamante: che manco a dirlo ora riempie entrambi i calici e nutre le piante di casa mia.

Il Santo Graal

La Magia degli incensi

Come dimenticarsi  di mettere in ordine gli incensi planetari…

La Magia dei cristalli

E i cristalli fratelli di luce del mio compianto Maestro Tabish…

I terminali e le punte laser

Gli elisir di cristallo…

Oggi l’altare di casa mia si presenta così:

Non ancora soddisfatta la “regia” mi ricorda che sulle pareti c’è ancora da lavorare…Ai Sette Raggi della scuola teosofica (le cui rappresentazioni sono dal lontano 2000 appese sul muro del mio salotto) si devono aggiungere i Sette Suggelli di Rudolf Steiner (anche loro a casa mia da molto tempo) ma che in precedenza si trovavano in bella mostra nel mio studio.

I sette Raggi e i sette Suggelli

Mi viene fatto notare che alla parete di cui  sopra si devono aggiungere i nomi dei 72 Angeli in ebraico, che praticamente hanno fatto il giro di tutti i miei Tattoos Studio’s oltre che delle Tattoo Convention più recenti alle quali avevo partecipato. Direi che finalmente trovano “pace” ed io con loro. C’era anche bisogno, di qualcosa che in precedenza era sempre assente: l’immagine della Madonna (in questo caso opera dell’iniziato Raffaello).

La Madonna e i 72 nomi di Dio

 La Madre Divina Kundalini, il Cristo Gesù e Michele …

Grazie al Maestro Samael Aun Weor

si completano tutti gli studi esoterici che ho fatto sino ad ora…

Il leggio

Non poteva macare il leggio, quando la memoria vacilla…

Dimenticavo… (con la regia non si discute). Ho dipinto i colori dell’anima (vedi apposito articolo) per tutte le 12 Notti Sante (ogni giorno la sua) includendo anche la tredicesima, rapito da un impulso interiore davvero molto difficile da descrivere.

Sono pronto per un ricovero d’urgenza? Chi può dirlo…

Buone preghiere e proficue meditazioni a tutti…

 

 

 

 

 

 

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